Cop28 nel caos

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L’Opec ha formalmente invitato i rappresentanti delle Nazioni aderenti a rifiutare qualunque accordo sulla graduale eliminazione dei combustibili fossili.

Una chiusura netta, senza appello.

Brilla per attivismo il ministro dell’industria degli Emirati nonché presidente della Cop28 Sultan Al Jaber, che mena vanto di essere uno scienziato e rispettarne i dettami. Ma nel frattempo indice innumerevoli incontri bilaterali con i delegati delle nazioni Opec per far fallire ogni negoziato, malgrado sia proprio la scienza a dirci che i traguardi di Parigi sono irraggiungibili senza porre un argine all’uso dei combustibili fossili.

E fin qui che Sultan Al Jaber faccia quel che sta facendo non sarebbe nemmeno una notizia, cosa altro potremmo attenderci da una Stato nato sul petrolio e che al petrolio deve tutto?

Piuttosto dovremmo riflettere sull’utilità delle Cop, fino ad oggi ne hanno celebrate 28 e a parte alcuni bei proclami privi di utilità pratica vista la mancanza di sanzioni per chi non rispetta quanto deliberato, hanno prodotto aria fritta.

Cop è acronimo di Conferenza delle Parti e si riferisce alla riunione annuale dei Paesi che hanno ratificato la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici.

La Convenzione è il principale trattato ambientale internazionale in materia di contrasto ai cambiamenti climatici che fu firmato durante la Conferenza sull’Ambiente e sullo Sviluppo delle Nazioni Unite che si tenne a Rio de Janeiro nel 1992. L’obiettivo del trattato è quello di contrastare il cambiamento climatico e ridurre le emissioni di gas serra che sono alla base delle cause che provocano il surriscaldamento globale.

Nella Conferenza delle Parti sul Clima del 2015 (COP21) si è raggiunto il cosiddetto Accordo di Parigi ed è stato il primo incontro della Conferenza delle Parti in cui si sono stipulati accordi vincolanti per il contrasto dei cambiamenti climatici.

L’accordo stabilisce di limitare il riscaldamento globale al di sotto dei 2ºC e proseguendo con gli sforzi per limitarlo a 1,5ºC. L’Unione Europea l’ha ratificato il 5 ottobre 2016 ed è entrato in vigore il 4 novembre 2016.

Forse la Cop21 è stata l’unica che abbia prodotto qualcosa, seppure sempre col limite che non c’è sanzione per chi non rispetta i patti.

Messa così appare persino inutile e controproducente tutto il daffare del presidente Sultan Al Jaber: insomma, fa buon viso a cattivo gioco, si ripulisce la facciata con uno sbiadito verde ambientalista, i Paesi Opec continuano a fare quello che vogliono tanto chi gli dice niente?

Allora perché esporsi? 

Perché in gioco in questa Cop28 c’è ben altro e l’unica assente è la lotta ai cambiamenti climatici.

L’Europa resta capofila nel suo decisionismo, a volte traballante ma sempre con un chiaro obiettivo, per combattere i cambiamenti climatici.

Sta investendo molto, sia in termini economici che soprattutto politici. Non a caso le reazioni più vementi alla missiva dell’Opec sono arrivate da Francia e Spagna, non certo dal Brasile che, per esempio, dichiara a parole di voler tutelare la biodiversità amazzonica ma il cui Presidente si guarda bene dal promulgare provvedimenti efficaci.

E l’attuale Europa sta pagando un prezzo politico molto alto, esponendosi agli attacchi di tutti quei movimenti e partiti che hanno fatto del negazionismo climatico un loro cavallo di battaglia.

Di fatto l’attuale Europa si sta indebolendo politicamente proprio nel suo perseguire politiche a favore dell’ambiente.

Non è mistero che i Paesi Brics di cui fanno o faranno parte a brevi alcune nazioni Opec (tra cui proprio gli Emirati) puntano all’indebolimento dell’Unione Europea.

Un sostanziale fallimento della Cop28 avrà ripercussioni nel Vecchio Continente fornendo linfa vitale per quei partiti negazionisti che già si vedono vincitori della prossima tornata elettorale; e che oltre negare i cambiamenti climatici promettono politiche che di fatto favoriscono Paesi Brics, a iniziare dalla Russia.

Ma avrà ripercussioni anche al di là dell’oceano posando la pietra tombale sull’Onu; che ha mostrato e sta mostrando tutta la sua irrilevanza politica negli odierni scenari di guerra (politica e mai pratica, l’Onu non ha per sua natura la capacità di intervento diretto) e ha giocato la sua ultima carta proprio con le Cop, per dare una ragione alla sua esistenza.

Siamo alle battute finali di questa Cop28 nata col peccato originale di essere stata organizzata proprio nella tana del lupo e a meno di clamorose svolte, del tutto improbabili vista l’attuale situazione geopolitica pregna di tensioni, possiamo dichiararla già conclusa con un nulla di fatto.

E forse era destinata a fallire già da subito.

Buone pedalate

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